La prima foto ritrae il (nuovo) "ponte dell'Albera", all'incrocio tra via Figaroli e via Saline. Certamente non si tratta dell'incrocio più trafficato del Comune, ma è comunque un punto a suo modo "nevralgico": via Figaroli, infatti, è la strada che percorre naturalmente chi da Mezzavia e Terradura vuole raggiungere il Capoluogo. L'Amministrazione in carica ne è ben conscia, tanto che ha speso un'importante quantità di denari per realizzare una pista ciclabile, che attualmente porta dall'incrocio di via Figaroli e via Campolongo fino al cavalcavia di san Pelagio, ma che nelle intenzioni di Vason & Co. dovrebbe raggiungere presto Mezzavia. Ricordiamo che, secondo le dichiarazioni di Burattin, la farmacia di Terradura è stata venduta proprio per finanziare il completamento di quest'opera: in effetti, come mi ha fatto notare un consigliere per il quale ho molta stima, le piste ciclabili possono salvare vite e salvare vite non ha prezzo.
Così conteso tra due opposte linee di pensiero, ho deciso di ripercorrere la pista ciclabile di via Figaroli per cercare di farmi un'idea un po' più chiara. Certo, a parte qualche sballottamento dovuto al fondo ondeggiato (mi verrebbe quasi da dire "zigrinato"), a parte i consueti brividi gelati lungo la schiena ogni volta che passo, rallentando, di fianco alla luce lampeggiante di un cancello automatico, a parte un breve momento di dubbio di fronte alle Querce (che faccio, attraverso gridando banzài o mi butto direttamente in rotonda venendo dal lato sinistro della strada?), la pista non è affatto male.
Guardate la seconda foto. Sappiamo bene tutti che c'è via Saline, lì. Ma qualcuno che venisse da fuori e che volesse esplorare le splendide piste ciclabili del nostro Comune non sarebbe tenuto a saperlo. E lì, in quel punto, non sospetterebbe nemmeno della sua esistenza: a destra ci sono erbe un po' alte al bordo della strada e non c'è nessun genere di segnaletica, orizzontale o verticale che sia, che segnala un'intersezione; l'impressione è che la pista ciclabile si stia allargando in una specie di piazzale (forse per servire l'ingresso carraio della bella casa gialla all'incrocio) e solo un occhio esperto, notando una striscia di asfalto più chiaro di traverso, può sospettare qualcosa di strano.
Appoggio la bici, scendo e do un'occhiata alle altre direzioni dalle quali si arriva all'incrocio.
Per le biciclette che provengono dal capoluogo (quarta foto), la situazione è forse un po' migliore, ma ancora ben lontana dalla sicurezza. Dopo essere passati sopra il "vecchio" ponte dell'Albera (restaurato in modo decisamente apprezzabile, onore al merito) c'è un breve tratto asfaltato che finisce visibilmente in un incrocio (qui la striscia di asfalto chiaro è più visibile e più facile da interpretare come una strada). In ogni caso, resta una sensazione strana. Ci ho messo un po' a capire che cos'è, per cui ve lo propongo come gioco in stile de "la Settimana enigmistica": che cosa manca alle ultime tre foto?
Sorvoliamo sulla presenza di un pilastro di cemento proprio in mezzo all'ultimo tratto della stessa pista ciclabile (ancora senza segnalazioni): anche se la prima impressione è di un miraggio o un'allucinazione, in fondo, una persona attenta sarà ben in grado di evitarlo. Segnaliamo invece che una cosa del tutto simile accade anche nel punto in cui la breve pista ciclabile di Terradura proveniente da via Foscolo si immette nel parcheggio dell'ex campo sportivo: anche lì non è chiaro chi abbia la precedenza e, sospettiamo, il problema diventerà sentito anche dall'altra parte del parcheggio quando (o forse dovremmo dire "se") la nuova lottizzazione inizierà a popolarsi.
Insomma: crediamo che prendere un po' di vernice bianca e aggiungere qualche riga di segnaletica per stabilire le priorità nei due o tre punti segnalati sia un'opera urgente e, tutto sommato, non particolarmente costosa. Vista l'importanza delle piste ciclabili per salvare vite, probabilmente sarebbe una buona idea occuparsene prima di avere un'Alessia Brombin tutta per noi.